martedì 20 dicembre 2011

Thrudhaim


Cap.1(parte seconda)
Il Miliziano






Normale amministrazione



Kor lasciò cadere quel che rimaneva della spada nel terriccio argilloso, la lama spezzandosi era schizzata via segnando la balaustra in pietra che delimitava il circo dei combattimenti. Raccogliendo lo scudo, piegato dall’impatto con la spada, valutò la profondità dell’ammaccatura; Brho era certo che Vè non avrebbe potuto fare di meglio.
Con un sorriso soddisfatto il luogotenente raggiunse il fratello al centro della corte d’armi.
- La lavorazione è geniale, può temere solo Bifrost.- il mormorio dei presenti sottolineò l’entusiasmo del giovane luogotenente.
Una nuvola di ricci fulvi, cominciò ad incassare un cospicuo numero di anelli, bracciali e qualche massiccia collana; tutti vinti scommettendo che, il guardiano, non era molto abile con la spada e persino uno scudo poteva avere la meglio su di lui. Hudrun osservava divertito Runkirya, togliere i preziosi alle reclute, che rientravano nei loro quartieri più leggeri di oro e ricchi di una prima lezione: mai scommettere con la luogotenente.
- Non si deve lasciar sfuggire il segreto.- AsenBrho abbassò la voce, mentre, con il fratello, lasciava il cavedio, entrambi sorridendo amabilmente al robusto fabbro che ricambiò chinando il capo per il saluto formale.
- Voglio questi scudi per i miliziani, in tempi brevi. Digli di trasferirsi a Thrudhaim.-disse il guardiano
- Dovremo fargli una buona offerta….- i due uomini assumono entrambi un’aria pensierosa e la loro somiglianza diviene marcata.
- Può prendere la torre sud del palazzo. Fallo sorvegliare. –
- Kor, la torre è….-
- Un testimone d’inutili ricordi, sarà più utile a lui e poi considera, le risorse che servono alla sua ricostruzione possono essere date al fabbro, ho idea che si occuperà della torre meglio di quanto faremmo noi.-
Non gli piaceva quanto aveva sentito, ma la possibilità che la torre lesionata, del complesso di Thrudhaim, fosse oggetto di attenzione degli esarchi, lo lasciava sbalordito.
- Non vogliono finanziare l’esercito, da quando ci sono risorse per ricostruire la torre ?-
- Mai state, era solo un suggerimento, ci sono altre priorità.- Kor sfoderò uno dei suoi più cordiali sorrisi capaci di ammaliare le donne, pacificare l’animo di chi offendeva, irritare immediatamente Brho.
- Oh, dei, quell’uomo non se lo merita.-
- Come tutti gli altri prima di lui. Allora fatti venire un’idea per avere gli scudi e non chiedere agli esarchi e se ci sono lamentele incolpa me. Troveremo il modo di ripagarlo più in là, adesso saremo generosi di promesse.-
- Voglio sentirle queste promesse.-
- Brho, …. Non crederai che lo faccia io ?- AsenBrho con un innata diplomazia risolveva speso questioni spinose.

Thialfi seduto, gambe penzoloni, sul toro di un pilastro, aspettava il guardiano per consegnargli due dispacci, mentre Brho tornava sui suoi passi per mentire, imbrogliare e rendere più difficile del previsto la vita di un fabbro che aveva avuto una buona idea al momento sbagliato.
- Che notizie hai delle sentinelle?-
- Temo nessuna, signore.- il servente passò al guardiano due cilindri decorati, contenenti informazioni di varia natura sulle due province da cui giungevano; nel suo campo visivo apparve una donna che con garbo rimase distante.
- Le loro ultime tracce?-
- Al confine.- Thialfi tentò di cancellare dalla sua attenzione HarSwan .
- Altro?- giungevano costanti informazioni da ognuna delle province che costituivano il territorio. Le sentinelle informavano su eventuali movimenti sospetti che rilevavano nelle terre di nessuno, dove scorazzavano Vittir, nomadi e commercianti pronti ad affrontare grandi rischi per lauti guadagni.
- No, signore, a parte l’invocazione di una ’velendar’ presso Horam.- disse cautamente.
- Una…quando?- Asenkor, tollerava la pratica dei sacrifici solo con la sua autorizzazione, che non concedeva mai.
- Ne abbiamo avuto notizia questa mattina da alcuni marinai provenienti da Horam, il rito si è svolto ieri, nel pomeriggio, con la partecipazione di AsenVè.- disse ancora più cautamente.
- Quanti?- chiese rabbioso il guardiano.
- Otto. Gli dei hanno spalancato il cielo…in molti hanno assistito al prodigio.- Thialfi, sperava di rassicurarlo sull’opportunità del rito, ma non sembrava funzionare e udì la nobildonna fare qualche inopportuno passo in avanti.
- Invia una missiva al sacerdote,voglio essere sempre informato prima di una purificazione, se ha agito per divinazione o per ubriachezza. Rendi il tutto moderatamente minaccioso e voglio una sua risposta personale a Thrudhaim anche da parte di Vè.-

Si passò le missive pensieroso da una mano all’altra; mentre Thialfi si allontanava, un nuovo scampanellio di cavigliera destò la sua attenzione. Swan era davanti a lui a capo chino.
La mano poggiata all’altezza del cuore non era un ossequioso saluto, piuttosto un esplicito invito alle forme generose su cui era posata la collana, in oro, del sigillo prefettizio. Il guardiano le sorrise e si domandò se il prodigio fosse reale, Vè aveva accettato il malsano rito della velendar, sicuramente era successo qualcosa.
Le manifestazioni divine erano rare, non sempre reali…ma sperava che fosse favorevole quanto l’avvento di Gram e Emily.

Di tanto in tanto Swan incrociava compiaciuta lo sguardo di AsenKor, abituata a farsi guardare e conscia della sua bellezza,non la celava ma la rivela costantemente, scostando una ciocca di capelli dorati che le occultava la scollatura dell’abito,lasciando sempre bene in vista braccia e spalle dalla pelle lisca e candida, il passo studiato perché il vestito le scoprisse una coscia…ed il guardiano era rilassato ed in attesa delle sue attenzioni, tanto attratto da lei, da non curarsi della piccola serva che gli sfila gli stivali e solerte porge, alla sua padrona, una ampolla di olio profumato.
Swan gli si avvicina, con tocco delicato gli sfiora il collo mentre le labbra accarezzano quelle di lui. Sedendogli accanto continua a baciarlo e con gesti lenti e studiati gli slaccia la casacca, passandosi dell’olio sulla mano sinistra, inizia a massaggiargli il torace facendo attenzione ad evitare la pelle rosea delle cicatrici.
-Un colpo mirabile, quella spada era robusta.- la nobile tenta di fare conversazione.
AsenKor le sfila di mano l’ampolla, posandola sul davanzale alle loro spalle.
-Non è ‘nebbia’, so che non ne hai bisogno...- tentò di giustificarsi, ma il guardiano le rispose con un sorriso obliquo ed una carezza scabra che dalla spalla scese verso il seno per sentirne la pienezza, mentre con l’altra mano ruvidamente le risaliva la coscia.
Mettendosi in piedi l’uomo si sfilò la casacca attirandola a se, le accarezza il viso, le bacia il collo e le slaccia la parte superiore del vestito per esporre le forme desiderabili.
Swan lo lasciò fare mentre osservava il camino vuoto nella parete di fronte; avrebbe punito la sua serva per quella mancanza. Il vestito le scivolò di dosso, lo sguardo impaziente di AsenKor incrociò il suo per qualche istante e le mani dell’ uomo tornarono ad accarezzarla fermandosi sulle sue spalle, un lieve cambiamento del tocco …
Non le piaceva il modo sbrigativo con cui la trattava, ma obbedirgli dopotutto era meglio che concedersi a qualche esarca.
Il guardiano almeno era giovane e attraente, a parte le cicatrici; così mentre il respiro dell’uomo si fece più profondo, lei, servizievole, non disattese le sue aspettative.



Il freddo sole del primo pomeriggio filtrando attraverso foglie, strette come dita, si posò nel giaciglio in frammenti di luce ambrata. AsenKor spezzò il raggio con la mano e fissò le gocce luminose posate nel suo palmo calloso.
-….ero alla balconata superiore, non sono una donna d’armi.- lui le sorrise e con decisione si rimette in piedi.
- Non rimani ancora un po’?- Swan si avvicina con aria imbronciata. Non capiva cosa sbagliasse.
- Vieni da me…..-
-Non mi sembrava ti dispiacesse.- le rispose, allacciandosi la casacca.
All’inizio era stato semplice, la sua bellezza non aveva richiesto alcuno sforzo.
- Vorrei più attenzioni, qualcosa che mi faccia capire che sono speciale per te.- il silenzio dell’uomo la porta a tentare un approccio diverso.
-La mia provincia è stata attaccata.-
- Da chi?- chiese svogliatamente raccogliendo gli stivali.
-Dai Vittir- ora si sentiva offesa – hanno distrutto molti villaggi e deportato tanti, abbiamo bisogno di fondi per la difesa, anche il cibo scarseggia.-
-Nessuno mi ha informato…-
-I tuoi serventi sono trascurati nei miei confronti.- disse stizzita
- Swan, nessuno attacca Winnef, se vuoi altri fondi chiedi agli esarchi; il consiglio ha già concesso quanto occorre a tutte le province.-
- Hanno concesso così poco, AsenKor, che non basta.-
-Non posso aiutarti.-
-…sei il guardiano. -la sua rabbia è autentica.
- Chiedi a NevLen, ThrilLam qualsiasi esarca ti darà retta.-
Possibile che sapesse?Doveva insistere.
-Come puoi pensare che..- uno scatto inatteso ed una morsa di dolore al braccio la fecero trasalire.
-Quanto speciale credi di essere?- sibilò il guardiano, la presa si sciolse bruscamente e le speranze della donna lasciarono la stanza.
HarSwan ora sapeva che il guardiano era degno del suo soprannome. Si era impegnata fino in fondo, era stata accomodante, compiacente, remissiva, ma le sue richieste venivano sempre glissate o liquidate facendole credere che non fosse nelle sue facoltà aiutarla. Era ‘Riluttante’ nei suoi confronti. C’era stato un momento in cui aveva cercato di avvicinare AsenBrho, un solo scontro verbale con RunKirya le era bastato a cambiare idea. Thrudhaim somigliava più ad un campo di battaglia che al giardino di delizie decantato dai poeti.
Swan e sua sorella governavano due protettorati a capo dei quali il loro fratello, maggiore solo nelle ambizioni, era riuscito a farsi nominare prefetto. Winnef non era ricca o desiderabile, semplicemente una provincia esterna, che definiva una parte degli incerti confini di Austri. L’importanza di queste province risiedeva nelle relazioni commerciali con altri territori, nella loro posizione strategica o se rivolti ai territori dei Vittir fungevano da zone cuscinetto. Ma Winnef di rilevante aveva solo una palude, era una palude.
Dopo due stagioni nelle desolate regione, Fosh pensò bene di spedire a Thrudhaim la più giovane e carina delle sorelle, alla ricerca di un favore che personalmente non aveva, ma incapace di comprendere che era semplice avvicinare il guardiano, difficile ingannarlo. Swan ora lo sapeva. Nel giro di una luna era passata, con crescente disappunto, dalla cuspide degli Asen alla foresta degli ospiti.

Ripercorrendo il corridoio verso la foresta di colonne, sei figure nere lo seguono, mentre si incammina lungo le scale, scrupoloso legge i dispacci contenuti nei due cilindri; non si guarda attorno, la strada verso le sue stanze, nella parte più alta del palazzo, non suscita il suo interesse; chi lo incrocia si ferma e lo omaggia del saluto formale, il guardiano non aveva l’obbligo di rispondere, gran parte di quelle facce non le conosce e per lo più le loro esistenze sono dei concetti astratti di cui si può occupare in astratto. I suoi passi, attraversano ponti , sale rampe e riluttante entra nei suoi quartieri all’interno della cuspide, lasciandosi alle spalle innumerevoli scalinate e corridoi a serpentina… Desidera essere lontano da Thrudhaim, persino su un campo di battaglia , le cose in quelle circostanze erano difficili ma chiare… se avesse saputo avrebbe confessato, sarebbe stata una buona soluzione.


Salbard con passo rapido e deciso gli andò incontro. - E’ da un pezzo che ti aspettiamo. - disse infastidito.
Kor, non rispose e si limitò a scoccargli una occhiata gelida, entrambi sapevano che quello era il problema con Thrudhaim, l’atmosfera della corte, portava tutti a tirarlo da una parte all’altra ricordandogli doveri e richieste, Salbard non faceva eccezione.
Attraversarono il corridoio che portava alla sala privata delle udienze, fermandosi prima in una stanza spoglia, con una parete fatta di una spessa pennellatura di legno intagliato a più strati sovrapposti, che permetteva di vedere, non visti, chi sostava in una saletta in attesa d’essere ricevuto.
Un uomo massiccio era seduto sul primo di quattro gradini sotto una finestra, con le mani sulle ginocchia, aveva lo sguardo fisso nel vuoto ed ignorava completamente le altre persone presenti.
Diversi fra consiglieri e nobili avevano atteso, con più o meno pazienza, un colloquio; il guardiano riusciva a sviare quelle lamentele, affidando i più alle attenzioni dei serventi o dei luogotenenti, ma c’erano alcune autorità che non potevano essere dirottate, l’alto rango e le questioni importanti, dovevano avere solo Asenkor come interlocutore.
- Sal, CrinVede, ne sai qualcosa?- chiese Kor con un sorriso.
- Mi deve delle scuse.- disse allusivo e ugualmente divertito il miliziano.
AsenKor trattenne a stento una risata. Uscendo dalla stanza decise che un esarca per quel giorno sarebbe bastato.
- Falli aspettare ancora un po’.- ordinò rivolto alla sua servente più anziana. - e fa passare NevLen. Manda via gli altri.- scuotendo la testa si avviò verso i suoi appartamenti.
Con indifferenza Salbard attese il momento di scortare l’esarca; gli dispiacque il mancato colloquio di CrinVede, non perché provasse simpatia per lui, ma ora che poteva ripagarlo per il suo soprannome, erano venuti meno i motivi per una rivalsa.
Ormai quando ci pensava considerava che la cosa migliore da fare era ringraziare il nobile e soprattutto la sua spocchia, per avergli reso quasi impossibile la vita a Yoolith, non che fosse stata semplice prima, ma almeno il suo orgoglio non era mai stato ferito…
Yoolith era una provincia ricca perchè produceva militari: i più importanti educazionali per guerrieri e miliziani di Austri accoglievano il meglio di ogni nuova generazione del territorio, poter ricevere il proprio addestramento a Yoolith era già una conquista. Però la convivenza fra guerrieri e miliziani risultava difficile perché i primi erano i padroni di Austri, essendo nobili, e se anche qualcuno riconosceva una certa validità ai miliziani, non lo ammetteva mai pubblicamente, anzi screditava il loro valore …perché si trattava di plebe, così povera che non poteva neanche permettersi un arma per combattere, doveva imparare ad usare il proprio corpo. Poco importava poi se i nobili facevano a gara per ingaggiare i miliziani scelti.
Sabard era sempre stato determinato a diventare un miliziano scelto,per servire il guardiano.
Così una sera, di molti anni prima, più che brindare per aver superato lo stadio di adepto,celebrava la sua decisione, assieme a due camerati, in una locanda dove alcool e compagnia non erano né cari né scadenti. Una serata sfortunata visto che una banda di cinque giovani nobili di Thrudhaim avevano deciso di fermarsi lì . Senza alcun motivo, solo per provocare una rissa, cominciarono a volare parole d’insulto da parte dei guerrieri. Ai primi spintoni l’oste decise che tutti i militari dovevano andarsene e …buttò fuori Salbard ed i suoi compagni; il pover’uomo non poteva far nulla con gli altri: quattro nobili e un erede. CrinVede ed il suo seguito non si lasciarono sfuggire il divertimento e fuori dalla locanda gli insulti continuarono più pesanti per arrivare al punto in cui la rissa divenne inevitabile; in un modo o nell’altro tutti sapevano che i miliziani avrebbero perso. Poi a rendere la situazione ancora più tesa c’era l’erede e Salbard aveva in testa la sua decisione con tutte le conseguenze. Ci volle poco a disarmare ed atterrare chi non era ancora molto pratico d’armi e non sapeva molto di miliziani …l’erede semplicemente si godette lo spettacolo.
Il giorno dopo arrivò la punizione per i miliziani, colpevoli d’aver aggredito dei nobili. La stranezza che Asenkor non avesse fatto richiesta di punizione fu chiara solo qualche giorno dopo. Salbard si sarebbe occupato esclusivamente dell’erede che ora alloggiava con i miliziani perché ne avrebbe seguito l’addestramento. CrinVede non si sforzò a fargli rimanere il soprannome di ‘Servo’…

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