sabato 20 agosto 2011

Thrudhaim


Cap.1(parte seconda)
Il Miliziano

Hudrun lo guardava severamente, non gli dava torto.
Il capitano non poteva capire; non sapeva bene ciò che era Thrudhaim per lui.
Il guardiano era l’ apice del potere, l’unico difensore del territorio, capo dell’esercito. Gli si tributava rispetto, onore, la sua persona aveva un’aura di sacralità inviolabile per gli stessi sacerdoti. La cuspide era la dimora della dinastia e del guardiano, ma il dominio vero risiedeva appena sotto quella punta dorata. Nella sala in cui non voleva entrare. A comandare era il consiglio dei nobili e gli esarchi.
Finalmente riuscì a fare un respiro profondo e fece ciò che tutti si aspettavano. Entrò, dirigendosi verso il posto che fu di suo padre. Salì i due gradini della pedana di pietra rossa e dopo un passo si girò a fronteggiare il consiglio al completo. In un colpo d’occhio assorbì tutti i volti dei presenti, infine occupò lo scranno fra i due pilastri.
Sacerdoti alla sinistra, nobili in numero dilagante al centro del grande ventaglio di banchi; militari alla destra con volti, solo in parte, familiari ed amichevoli assieme agli esarchi si alzarono in piedi riconoscendo la sua presenza. Un ritmico battere di mani sui banchi di legno, nero e antico, iniziò a prendere vita dalle gerarchie militari a loro si unirono le altre fasce del potere.
Il riconoscimento del suo dominio come guardiano era sancito. Nella pratica la dinastia era prigioniera.
Una volta che il rumore fu cessato, cominciò a recitare le formule di rito. Le parole vennero pronunciate con voce chiara ed il timbro profondo del suo parlare riempì la sala propagandosi oltre le colonne in modo che tutti potessero udire. Giurò di rispettare gli dei, i nobili e la loro dignità mediando le decisioni con il loro aiuto e voto, giurò di difendere Austri con l’esercito e la sua persona, di essere esemplare nel durshal….recitò la filastrocca a memoria e fino in fondo.
Il consiglio, per conto di un sacerdote, un nobile, un militare ed un esarca, cominciò a giurare fedeltà al nuovo guardiano. A metà dei discorsi di formale lealtà, Kor aveva già soffocato un primo sbadiglio. Il problema, si rendeva conto, era lui. La seduta era corta per le sue gambe, lo schienale dritto rendeva scomodo quel posto , man mano che i rappresentanti si alternavano, avrebbe voluto alzarsi per eliminare il tedio della cerimonia ed il fastidio dello scranno. La schiena al livello delle spalle cominciò a mandare deboli segnali di dolore, cercò di non pensarci, però un cuscino su quella pietra nuda e levigata dagli antenati avrebbe aiutato. Gli balenò l’idea di sostituire lo scranno, troppo piccolo per lui. Glielo avrebbero lasciato fare? forse se avesse rinunciato a una delle tre nomine ,forse con oro sufficiente a corrompere, ma per niente al mondo avrebbe rinunciato alle tre nomine di quel giorno. Le uniche che nessuno avrebbe potuto contestare a patto di mantenersi nei vincoli delle leggi di Austri, espressione della volontà del consiglio,manifestazione della forza e giustizia….
La noia di colpo sparì perché era arrivato il momento di dare al consiglio ciò che si aspettava.








Lima gli corse incontro , Hudrun lo prese in braccio, spettinandogli i capelli.
- Adesso sei importante come gli altri,papà?- chiese il figlio tenendogli le braccia attorno al collo.
- Porta rispetto, Lima.- lo riprese Vasha – I miliziani sono importanti.- la donna fece scendere il figlio a terra, facendogli segno di tornare dalla balia, non le piacevano molto le manifestazioni d’affetto davanti alla corte.
- Mio padre sta per complimentarsi con te.- Vasha era raggiante.
- Gli costerà molto.- constatò. La famiglia della sua compagna disapprovava la loro unione.
- Avresti dovuto vedere le loro facce.- rise scuotendo la testa. – ErVel è sbiancato e NevLen quasi cadeva dalla sedia.- cercò di trattenere una risata al pensiero all’esarca che rotolava sul pavimento.
Garmal aveva un sorriso smagliante – Comunque Vasha io obbedirò ad ogni tuo ordine sai che rispetto la gerarchia.- i tre risero, la formalità dell’insediamento si scioglieva nella sala del guardianato mentre iniziavano i festeggiamenti che sarebbero andati avanti fino a notte fonda. Hudrun continuò a scambiare battute amichevoli con chi gli passava accanto e si congratulava per quello strano cambiamento. Le gerarchie dei miliziani finalmente avevano dei generali, in quel modo, la parte più mortificata dell’esercito diveniva quella più rilevante. Nessun ordine dei miliziani poteva più essere cancellato da alcuno. Il guardiano si era appena assicurato il controllo di un esercito troppo ossequioso nei confronti del consiglio. Con un piccolo gioco d’astuzia, aveva dato al consiglio, ciò che voleva, con lo sgradevole sapore di una beffa.
Hudrun incrociò lo sguardo di Salbard e gli fece cenno d’avvicinarsi, gli aveva tirato uno scherzo sgradevole, ma lo aveva centrato così bene che non si sentiva in alcun modo offeso.
- Ne eri al corrente?- domanda inutile, ma voleva la risposta ugualmente.
- Solo voci di corridoio.- ridacchiò mentre Vasha lo guardava contrariata.- Comunque, sarà meglio tenerlo d’occhio; darà problemi prima di domani mattina.- concluse serio.
- Certe confidenze, Salbard, vanno pesate.- lo riprese Vasha.
- Con il dovuto rispetto, generale VashLida, era solo un suggerimento.-
Hudrun sollevò la mano e spezzò la tensione – Lo apprezzo, Sal, e lo terrò presente, nel frattempo cerchiamo di goderci quel che possiamo della serata.- Salbard chinò il capo e si allontanò da loro. Era difficile capire quali tensioni avrebbero preso vita da quella novità, i miliziani, non più subordinati, avrebbe potuto rispondere adeguatamente alle provocazioni… La sua compagna non intendeva offende, ma i nobili dell’esercito erano sempre pronti a difendere la dignità del guardiano e far sentire il peso della gerarchia.
-Hud, sei un generale adesso e…..-
-Vasha, non dirmi come devo comportarmi con i miei uomini, Salbard conosce il guardiano meglio di me.-
- Anche io.- disse seccata.
Lanciò una occhiata nelle direzione del guardiano e guardò conciliante la compagna.
- Goditi la serata almeno tu,è difficile sapere quello che gli passa per la testa.-
Rapido, quasi fosse proibito, strinse la mano di Vasha e sorridendole riprese a camminare fra gli invitati.
Continuava ad osservare, come era sua responsabilità, che tutto trascorresse serenamente, mentre i festeggiamenti si animavano. Man mano che l’alcool si consumava, le voci si alzavano e la musica cambiava ritmo per tenersi in pari con l’umore dei presenti. Non prestava molta attenzione ai suoi uomini, erano miliziani scelti, sapevano bene cosa fare e quali fossero i loro doveri, con discrezione controllava solo il guardiano, che rimaneva seduto e appariva indifferente a quanto lo circondava e pienamente concentrato a bere.
-Non sai come comportarti?- disse con scherno AsenVè . Il generale si girò e rise con un po’ di imbarazzo.
-Cerco ancora di capire quello che stà succedendo.-
- Siedi nel consiglio dando il voto a qualsiasi follia del guardiano.- disse con rabbia, Vè non era solo deluso dalla sua investitura ad esarca ma amareggiato.Hudrun non voleva scivolare in un discorso pericoloso. I due si conoscevano e per quanto il miliziano non avesse mai dato voce ai suoi pensieri su AsenKor, tanto bastava a Vè per trarre delle conclusioni.
-Il tuo voto è triplice e più prezioso del mio.-
-Non provarci! Se vuoi congratularti fallo con Kirya.- bise brusco Vè
Hudrun si era sentito morire credendo di perdere il suo titolo, ammirò la forza che dimostrava AsenVè in quel momento perché ci voleva un gran coraggio ad accettare il fatto che il suo diritto di nascita, cioè diventare guardiano, gli era stato negato completamente dal padre.

Sorridendo si allontanò da Brho, molti occhi la seguirono e conosceva anche una parte dei pensieri dietro gli sguardi. Essere il luogotenente in seconda del guardiano significava saper gestire la carica e la corte di Thrudhaim non sapeva quanto Runkirya fosse in grado di sostenere quel peso.
AsenBrun nel corso degli anni l’aveva allontanata più volte da Austri per periodi più o meno lunghi, lasciando che la sua educazione fosse affidata alla guardiana VerSaby. Kirya adorava suo padre e non lo avrebbe mai deluso, anche se non le piacevano quei distacchi sapeva che, erano necessari e la soluzione migliore per essere dimenticata da Thrudhaim. Stare lontana ,poi, le dava il vantaggio di vedere più chiaramente certi avvenimenti della sua vita e trarre conclusioni senza essere influenzata da chi le era vicino. Se da una parte si sentiva lontana dalla sua corte, dall’altra però il legame con i suoi fratelli era forte; il merito di ciò andava soprattutto a Kor, che nonostante vincoli e divieti, spesso l’aveva raggiunta nel territorio di Vestri suscitando l’ira dei due guardiani .
In meno di una stagione la sua vita era cambiata drasticamente. Tornata a Thrudhaim aveva impugnato la spada per difendere Austri dalle fastidiose razzie dei vittir, da maldestri tentativi di invasione dei territori confinanti. Il maggiore dei suoi fratelli, AsenVè , continuava ad ignorarla, l’umore di Kor si sgretolava e Brho diventava più di un fratello per lei. Da due giorni AsenBrun era morto ora Kirya era un luogotenente. La sua nomina non l’aveva sorpresa, ma il brusio che aveva accompagnato l’ investitura, poche ore prima, erano il segno di disapprovazione degli esarchi, che si erano visti negare il prestigio delle loro cariche, da tutti considerate importanti quasi quanto quella del guardiano. Da quest’ ultimo ci si aspettava la nomina di luogotenente in seconda fra i potenti del consiglio, ma visto che era sua facoltà scegliere fra gli appartenenti alla famiglia dinastica, Kor aveva preferito lei.
Sedendosi accanto al fratello Kirya cominciò, con indifferenza a mangiucchiare dei bocconi vari da uno dei vassoi, da lui, ignorati .
-C’è chi gradirebbe più partecipazione.- disse in una lingua conosciuta da pochi a Thrudhaim.
-Non io.-rispose seccamente Kor, senza preoccuparsi di nascondere le sue parole.
-Kor è difficile …-
-Tu che ne sai?- le scagliò contro le parole, però, Kirya non ne fu infastidita. Quando Kor era preda delle sue sofferenze, bastava a se stesso e tentava di ferire chi gli era vicino.
-Già… infondo non era mio padre.- Le fece male pronunciare quelle parole, ma voleva disperatamente scuotere Kor.
- Kirya….- gli occhi a fessura e la fronte aggrottata non facevano presagire nulla di buono, era meglio non insistere.…ed era meglio non pensare al trattamento riservato ad Ade.



VashTara si stava attardando, l’esarca era volutamente perso nei discorsi cordiali con i luogotenenti, amichevoli con gli esarchi, si concesse persino a qualche membro minore della nobiltà. Infine decise di avvicinarsi, per le congratulazioni, con l’incedere dignitoso dei padroni del potere, tenne il mento ben alto e tirò il volto in un sorriso senza gioia.
-Il passaggio ti è stato favorevole, Hudrun.-
-Il cambiamento è nella natura del passaggio.- rispose gelido, non gli sfuggì il fatto che l’esarca avesse usato solo il suo nome.
-E’ nella natura di questo guardiano, ci aspettavamo tutti qualcosa del genere.- c’era disprezzo nelle parole dell’esarca ,si sentì irritato.
-Bene, continua pure con i tuoi compiti, per me la serata è conclusa.- girandosi senza aspettare risposta VashTara andò via, ma trovò tutto il tempo per altre cordialità e sorrisi prima di chiedere il permesso di congedarsi dal guardiano e lasciare la sala.
Il generale era furioso, non solo non aveva ricevuto una parola di congratulazioni, nei fatti l’esarca gli aveva negato la carica con disprezzo e quell’ultima frase sembrava più un comando. Il peggio era che si concedeva quelle insolenti libertà perché era certo che Hudrun non avrebbe mai ferito direttamente o indirettamente Vasha.
La sua attenzione venne attratta da un cenno del guardiano, focalizzando meglio si rese conto che il cenno, ripetuto, era rivolto a lui e si affrettò ad avvicinarsi.
AsenKor non si mosse e Hudrun si chinò in avanti, la mano del guardiano si posò nuovamente sulla sua spalla, ma questa volta con decisione ed in pochi istanti una fastidiosa pressione portò il generale ad inginocchiarsi su una gamba
-‘Scuro’… – disse a voce bassa. La pressione scomparve ed il guardiano sorrise, quasi amichevole.
-Sai qual è stato uno dei miei primi soprannomi?- l’uomo si lasciò scivolare nello scranno.
-Non saprei, guardiano.- mentì, quelli che conosceva erano quasi tutti insulti. AsenKor cominciò a ridere e con un cenno fece accorrere un coppiere.
-Sei- bevve un lungo sorso- Sei un uomo sincero.- vuotò il bicchiere, Hudrun pensò che era completamente ubriaco.
- Non sai mentire.- disse con severità. - non mi piace essere controllato, dillo anche al ‘Servo’.-
La sorpresa gli si piazzò sul volto mentre il guardiano sorrise.
- ‘Miliziano’, per molti suonava come un insulto, non per me.- bevve d’un fiato la coppa nuovamente riempita e osservò mentre si colmava ancora una volta.


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